WHITE BUFFALOYear of the Dark Horse"Cosa pensiate che siamo? Un gruppo country? Folk? Americana? Rock? Con questo album volevo qualcosa che stesse al di fuori di quanto ho fatto finora. Volevo aprirmi e fare qualcosa di pericoloso, sgomberare il campo da ogni genere di preconcetto o di etichetta". Così Jake Smith alias The White Buffalo ha inteso fin dall'inizio il suo ottavo album "Year Of The Dark Horse", coprodotto con Jay Joyce (Eric Church, Brothers Osborne, Fidlar) nel suo studio Neon Cross a Nashville. E' lui stesso a indicare "gli ELO, Daniel Lanois, Tom Waits, Il Boss, il circo, la musica dei pirati e lo yacht rock" tra le influenze di un album in cui si spinge ben oltre i suoi territori abituali attraverso dodici, spesso imprevedibili canzoni che seguono grosso modo un filo narrrativo basato sul succedersi delle stagioni e delle fasi di una relazione sentimentale nell'arco di un anno lunare. Le sue chitarre e la sua inconfondibile voce baritonale ne sono gli elementi principali, accompognati dal basso, dalle tastiere e dalle chitarre di Christopher Hoffee e dalla batteria di Matt Lynott
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