Il fascino sempreverde di Muscle Shoals e della magica musica al crocevia tra country, soul, blues e rock and roll che in quella località dell'Alabama si produsse a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta continua ad ammaliare decine di musicisti. La cantautrice nashvilliana (ma originaria di Boston) Eileen Rose è per ora solo l'ultima di una lunga serie di artisti che hanno deciso di recarsi in quella Mecca della musica americana in cerca di ispirazione, prendendo temporaneamente dimora al numero 3614 di Jackson Highway, indirizzo dei leggendari Muscle Shoals Sound Studios immortalati in tante copertine di dischi e fucina di innumerevoli e indimenticabili registrazioni in cui i cosiddetti Swampers, house band dello studio, affiancarono stelle come Rolling Stones, Bob Dylan, Paul Simon, Willie Nelson, Staple Singers, Rod Stewart, Leon Russell, Bob Seger, Allman Brothers e tanti altri. Una scelta azzeccata grazie alla quale la quarantacinquenne cantante, dotata di una voce che qualcuno ha definito come un incrocio tra quelle di Patti Smith e Marianne Faithfull e capace di coniugare nel suo stile la sfrontatezza rock di Chrissie Hynde con il rigore filologico di Gillian Welch, realizza a vent'anni dal debutto ('Shine Like It Does') la sua opera più compiuta e convincente: un 'lato A' di sue canzoni inedite e un 'lato B' comprendente rivisitazioni dei suoi brani più popolari, rivestiti con l'inconfondbile sound della storica sala di incisione oggi trasformata in museo, compongono un disco in cui la passione di Eileen per l'Americana ha modo di sbocciare come mai prima d'ora. Utilizzando 'gli stessi strumenti che vennero impiegati per canzoni come 'Brown Sugar', 'Wild Horses' e 'Kodachrome' e le cuffie all'epoca indossate da Linda Ronstadt', la Rose si fa affiancare nella circostanza dagli Holy Wreck, eccellente gruppo di veterani della scena di Nashville che include il grande Rich Gilbert (Frank Black, Jack White) alla chitarra e alla pedal steel, Chris Machlalan (Human Sexual Response, Haley Thompson King) al basso e Steve Latanation (Agent Orange, The Legendary Shack Shakers) alla batteria, realizzando un disco fresco e contemporaneo che al tempo stesso profuma di storia e di classicità