ECLIPSE SESSIONS

Il ventitreesimo album di studio di John Hiatt ha preso forma durante un periodo di grandi cambiamenti nella sua esistenza ed 'Eclipse Sessions', registrato in soli quattro giorni durante l'estate del 2017 (caratterizzata, il 21 agosto, dall'eclissi solare che lo intitola) riflette questa sua metamorfosi personale e artistica. Riportando il suono ai suoi elementi base e incidendo in trio con il bassista Patrick O'Hearn e con il batterista Kenneth Blevins, il cantautore di Indianapolis ha fissato su nastro una quindicina di canzoni nell'home studio a Franklin, Tennesse, del suo amico musicista Kevin McKendree (che ha contribuito con alcune parti di organo, mentre il figlio quindicenne Yates e' stato ingaggiato come fonico e chitarrista aggiunto): undici sono state selezionate per un disco che, ha spiegato lo stesso Hiatt a Rolling Stone, e' nato quasi casualmente dall'urgenza di registrare materiale che aveva preso forma nella sua mente: 'Come essere umano, sentivo di trovarmi in un territorio diverso dal solito. Tra un paio di settimane compiro' 66 anni. Anche i figli invecchiano, e in genere le cose cambiano'. Brani come l'iniziale, vivace 'Cry To Me' affrontano il tema della sofferenza amorosa ma da prospettive, per Hiatt, diverse dal solito, mentre la cristallina 'Nothing In My Heart', la spensierata 'Poor Imitation Of God', la toccante ballata sentimentale 'Aces Up Your Sleep' e altre canzoni spicce che vanno dritte al punto con una grinta e uno spirito roots che Hiatt sembrava avere perso da qualche tempo confermano che la spontanea ruvidezza e l'espressiva imperfezione di queste 'Eclipse Sessions' hanno giovato alla sua vena artistica, dando vita a un'aggiunta tutt'altro che trascurabile a un catalogo che pochi artisti contemporanei possono vantare. 'I difetti del disco', sottolinea lui stesso, 'non mi preoccupano. Tutti gli errori e la rozzezza di certe registrazioni suonano bene alle mie orecchie. Rappresentano quel che sono veramente'