A soli 21 anni Tyler Morris, prodigioso chitarrista proveniente da Boston che a 11 anni ha cominciato a esibirsi dal vivo su invito di Gary King (direttore del B.B. King's Blues Club) e che da allora ha condiviso il palco con gente come Sammy Hagar, Steve Vai, Walter Trout, Christone 'Kingfish' Ingram, Ronnie Earl, Yngwie Malmsteen, Leslie West, Robben Ford, Ronnie Montrose e tanti altri, arriva già al traguardo del quarto album (il secondo per la VizzTone) con 'Living In The Shadows': un disco con cui, promette il produttore Mike Zito, 'contribuirà a riportare la gloria della chitarra elettrica alle masse' e in cui debutta anche come cantante solista in molte delle canzoni. Lo stesso Zito - coprotagonista, assieme alla voce di Joe Louis Walker, di una frizzante cover della celeberrima 'Polk Salad Annie' di Tony Joe White, famosa nella versione di Elvis Presley - è tra i grandi ospiti di una raccolta cui partecipano anche la giovane ma già affermata blues woman Samantha Fish (che lo aveva ospitato a sua volta nel suo disco del 2018) e una vecchia volpe come Ronnie Earl (in una cover della 'Young Man's Blues' di Mose Allison) e in cui Tyler, paladino della Gibson e degli amplificatori Marshall che ne sostengono la carriera nonché ingegnere elettrico che ha progettato effetti audio per grandi musicisti come Joe Bonamassa, Warren Hayes, Brian May e tanti altri, dimostra di essere già un artista fatto e finito, un musicista che a dispetto dell'età dimostra la sicurezza e la consumata esperienza di un veterano della scena: nel trascinante rock blues iniziale 'Movin On'' (come scrive Mike O'Cull sulla rivista Rock and Blues Muse) richiama senza scimmiottarli maestri come Billy Gibbons, Pat Travers e lo stesso Bonamassa, nello shuffle mid tempo di 'Everybody Wants To Go To Heaven' (di Albert King) sfoggia encomiabile abilità e fluidità di fraseggio, nella grintosa title track gioca sullo stesso campo degli ZZ Top, mentre la voce sensuale della Fish aggiunge sapori forti a una 'Better Than You' che evoca l'energia dei Rolling Stones dei primi anni Settanta. O'Cull - e come lui tanti altri recensori- non ha dubbi: Morris è un artista destinato a far parlare molto di sé, e che avrà un forte impatto sul futuro del blues