Esce finalmente anche su supporto 'fisico' il già molto lodato e chiacchierato nuovo album di Laura Marling, di cui la trentenne cantautrice inglese originaria del Berkshire ha anticipato la pubblicazione rispetto ai piani originari, rendendolo disponibile in formato 'liquido' mesi fa, nel pieno dell'emergenza pandemia. Ispirato nel titolo e nell'idea base al libro best seller di Maya Angelou 'Letter To My Daughter' (2008) e, in buona parte dei testi, dagli scritti di Lou Andreas-Salomé (prima psicanalista donna e maestra del poeta austriaco Rilke), è una accorata dedica a una figlia immaginaria confidenzialmente raccontata attraverso dieci canzoni che, scrive Jude Rogers su Mojo, suonano tutte come classici cantautorali dei primi anni '70, 'a metà tra Joni (Mitchell) e Carly (Simon), con una bella spruzzata di Paul McCartney, di Paul Simon e di scintillante folk rock'. Gli avvolgenti ma mai intrusivi arrangiamenti d'archi di Rob Moose, già collaboratore di Bon Iver e dei National, amplificano il senso di calore, di familiarità, di intimità e di eleganza di una raccolta immacolata ed equlibrata il cui primo brano, 'Alexandra', rappresenta una risposta diretta a quella 'Alexandra Leaving' che Leonard Cohen, un altro degli idoli di Laura, incluse nel 2001 nell'album 'Ten New Songs'. Le dieci nuove canzoni della Marling sono altrettanto liriche e intriganti, tra la limpida e delicata introspezione poetica della title track (in cui non mancano frecciate all'indirizzo dell'industria musicale), una 'Held Down' in cui Laura risponde a se stessa con angeliche sovrapposizioni vocali, il folk ritmato di 'Strange Girl' (con una sequenza di accordi che ricorda effettivamente, come segnalato da Mojo, quella della zeppeliniana 'Ramble On'), una 'Only The Strong' che ha il passo felpato di certi antichi classici pre world music di Paul Simon, una 'Blow By Blow' che ricorda le atmosfere del mitchelliano 'Blue', una 'The End Of The Affair' ispirata da Graham Greene e il fingerpicking delicato di 'Fortune' e di 'Hope We Meet Again', prima del rasserenante finale affidato a 'For You', canzone d'altri tempi che vuole esplicitamente collegarsi alla 'Jenny Wren' di McCartney (da 'Chaos And Creation In The Backyard' del 2005) e che accoglie in un caldo abbraccio l'ascoltatore. La Marling le canta tutte con la sua voce espressiva, suadente, precisa e controllata e con una innata, misurata classe che mai come in questo suo settimo album sembra voler lasciare spazio all'emozione