PEACE TOWN

Dopo che i medici, nel giugno del 2016, gli diagnosticarono una forma molto rara e aggressiva di tumore, Jimmy LaFave decise di continuare a registrare e ad esibirsi dal vivo finche' le forze lo avrebbero sostenuto. Il cantautore texano, morto il 21 maggio del 2017, fece cosi' in tempo a fissare su nastro i risultati di due sedute di incisione effettuate pochi mesi prima ai Cedar Creek Recording Studios di Austin: venti brani raccolti su due CD che costituiscono il suo pregnante e commovente lascito musicale, anche se l'artista non aveva pianificato di realizzare un album d'addio. 'Quando Jimmy inizio' questo progetto il suo obiettivo era di arrivare a cento canzoni', ha spiegato Ashley Warren che ne amministra l'eredita' artistica. 'Queste erano canzoni che ci ha voluto lasciare per dischi e progetti futuri'. Le uniche venti che e' riuscito a completare affiancano a reinterpretazioni di due suoi classici ('Minstrel Boy' e 'Ramblin' Sky') tre canzoni (tra cui la title track) scritte su testi inediti del suo idolo Woody Guthrie a lui consegnati dalla figlia del folk singer Nora, tre brani di Bob Dylan ('My Back Pages', 'You're Gonna Make Me Lonesome' e 'What Good Am I?'), una versione strappacuore della 'It Makes No Difference' della Band, cover di altri artisti da lui ammirati come Chuck Berry ('The Promised Land'), Pete Townshend ('Let My Love Open The Door'), Tim Easton (una emozionante 'Goodbye Amsterdam'), Butch Hancock, David Ball e Bob McDill, con un occhio di riguardo ad altri artisti originari dell'Oklahoma (del cui movimento musicale 'Red Dirt' Jimmy fu uno dei padri fondatori) come Leon Russell ('Help Me Through The Day'), J.J. Cale ('Don't Go To Strangers') e Bill e Sis Cunningham ('My Oklahoma Home (It Blowed Away)'). Folk, rock and roll, grande musica d'autore: un prezioso testamento di un grande artista, corredato nella confezione da suoi bellissimi scatti (pochissimi lo sapevano, ma LaFave era anche un fotografo di alto livello)