'Questo disco', ha dichiarato Eliza Gilkyson a proposito del suo nuovo album '2020', 'è scaturito da un desidero viscerale di promuovere unità, impegno ed azione durante questa epica resa dei conti che vede contrapposta la gente comune al potere e la verità alle menzogne. Spero che alla fine siano il decoro e la dignità umana a prevalere'. La sessantanovenne cantautrice e chitarrista folk nata a Hollywood ma da tempo residente ad Austin fa riferimento alle cruciali elezioni presidenziali americane che avranno luogo il prossimo mese di novembre, ombra immanente sui dieci brani del disco: una collezione di motivi vecchi e nuovi che includono sue reintepretazioni di classici della canzone di protesta come la dylaniana 'A Hard Rain's A-Gonna Fall' e 'Where Have All The Flowers Gone'di Pete Seeger ('da tanti anni le volevo registrare, e ora è arrivato il momento') mentre l'inedita 'Beach Haven' riadatta una lettera che Woody Guthrie scrisse nel 1952 a Fred Trump, allora suo padrone di casa, a proposito della politica segregazionista che quest'ultimo applicava nella scelta degli inquilini invitandolo ad aprire le porte a persone di ogni razza ed etnia. Prodotto dal figlio di Eliza Cisco Ryder Gilliland (che vi suona anche la batteria), '2020' è suonato dai fidati musicisti della scena di Austin di cui la Gilkyson è solita circondarsi: Mike Hardwick (Jon Dee Graham, Jerry Jeff Walker, Charlie Sexton) alla pedal steel, alla slide e alle chitarre, Chris Maresh (Eric Johnson) al basso, Bukka Allen (Alejandro Escovedo, Joe Ely, Terry Allen) al pianoforte e alle tastiere, Warren Hood al violino e Kym Warner (Green Cards) al mandolino, mentre fanno apparizioni speciali la star emergente Jaimee Harris, la folk singer BettySoo e il coro WEWIM di Austin, gruppo fondato da Eliza stessa con Charlie Faye e finalizzato a offrire assistenza e supporto a musiciste di sesso femminile nella comunità locale. In tema con l'intento esplicitamente politico del disco, anche i suoi brani originali - dalla speranzosa 'Peace In Our Hearts' alle polemiche 'Sooner Or Later' e 'My Heart Aches' - sono costruiti, nel più puro stile di artisti come Seeger, come inni motivazionali destinati a essere cantati in pubblico per far sentire una voce fortemente dissenziente rispetto all'attuale establishment statunitense; canzoni di lotta e di speranza che riflettono i tempi in cui stiamo vivendo, 'in bilico sul precipizio della bancarotta morale, economica e ambientale'