Elkington JamesEver-Roving Eye'Una delizia che brucia a fuoco lento' è il modo in cui il quotidiano inglese Guardian descrive 'Ever-Roving Eye' di James Elkington, buon compositore ed eccellente chitarrista che vanta collaborazioni con Tortoise, Jeff Tweedy, Richard Thompson, Steve Gunn, Joan Shelley e Nathan Salsburg (con quest'ultimo ha inciso anche due album): è la seconda opera solista dell'ex leader degli Zincs dopo quel 'Wintres Woma' che nel 2017 lo aveva segnalato come sopraffino revivalista del miglior folk britannico anni '70 e della 'primitive music' americana di John Fahey e Robbie Basho e che ancora una volta lascia trasparire l'amore per la natia Inghilterra del musicista trasferitosi a Chicago una ventina di anni fa: il suo rauco e quasi sussurrato timbro baritonale e la sua sapienza chitarristica (come quella dell'amico Gunn mai votata al virtuosismo fine a se stesso ma sempre dedita alla ricerca dell'espressività e del colore giusto) si mettono stavolta al servizio di dieci introverse composizioni originali registrate nel celebre 'Loft' dei Wilco e in cui, nelle parole dell'amico Salsburg, James intreccia il suo amore per il folk acustico con 'musiche di repertorio britanniche, colonne sonore da film horror, sommessa psichedelia ed elementi di folk rock' richiamando di volta in volta la canzone d'autore malinconica, autunnale e talvolta screziata di jazz di Nick Drake e di John Martyn ('Leopards Lay Down') e maestri del fingerpicking folk come Davy Graham, John Renbourn e Bert Jansch (sembra di riascoltare un degno epigono di quest'ultimo nella splendida 'Late Jim's Lament') mentre nei delicati arrangiamenti d'archi e ance di 'Tempering Moon', nelle voci e nel mood dolcemente acido della title track e negli intricati riff acustici intrecciati con loop concentrici di chitarra elettrica di 'Nowhere Time' il musicista dimostra - come scrive Pitchfork - di volere 'liberarsi dalle aspettative che limitano la chitarra folk a un genere ristretto e profondamente radicato nel passato, come se Elkington e il suo piccolo combo fossero piuttosto interessati al presente'. E proprio le interazioni dinamiche di quell'ensemble - in cui figurano Il figlio di Jeff Tweedy Spencer alla batteria, Lia Kohl al violoncello, Paul Von Mertens alle ance e la vellutata voce di Tamara Windeman dei Weather Station, oltre a strumentisti già apparsi su 'Wintres Moma' come il bassista Nick Macri e la violinista Macie Stewart - dimostrano la volontà di James di presentarsi, stavolta, più come bandleader che come solista. Il risultato, sempre secondo Salsburg, 'è un disco ancora più elaborato, scaltro, riflessivo e confessionale del suo predecessore' track list
Potrebbe anche interessarti | ||||||||||||||||
Newsletter
|