Titolare di un brillante stile chitarristico finger picking mancino sviluppato da autodidatta in tenera età, cantante, compositore, produttore, versatile polistrumentista, collaboratore di innumerevoli artisti da Tim O'Brien a Linda Thompson passando per Julie Fowlis, ex membro dei Solas, componente del trio McGoldrick, McCusker and Doyle, degli Alt e del supergruppo Usher's Island accanto a Andy Irvine, Donal Lunny, Mike McGoldrick e Paddy Glackin, John Doyle è forse il più autorevole protagonista dell'Irish-American folk contemporaneo: 'The Path Of Stones' è un suo album solista solo nominalmente, perché anche stavolta il grande musicista apre le porte a un nutrito numero di collaboratori sfornando una avvincente collezione di dieci canzoni tutte scritte di suo pugno anche se l'iniziale 'The Rambler From Clare', da tempo nel suo repertorio, adatta in musica il testo di una ballata risalente ai tempi della ribellione irlandese del 1798 affrontando il tema a lui caro dell'emigrazione forzata (e' lo stesso Doyle, nella circostanza, a dividersi tra mandola, chitarra, mandolino e violino affiancato dall'altro violinista Duncan Wickel, lui pure irlandese trapiantato in America e collaboratore di vecchia data, e dall'armonicista americano ma con forti connessioni irlandesi Rick Epping). Almeno tre delle canzoni in programma, come osserva Johnny Whalley sul sito Folk Radio, possono essere descritte come canzoni d'amore, per quanto non convenzionali, e tra esse spicca per la sua limpida semplicità la title track: uno dei due unici brani che John esegue da solo, sovraincidendo più parti vocali su un doppio fraseggio di chitarra a sei e dodici corde e sugli accordi di un harmonium, mentre è Cathy Jordan, cantante e suonatrice di bodhrán nei Dervish, ad aggiungere un tocco prezioso alla dolce e lirica 'Lady Wynde' su un tappeto di chitarra, di violino e di violoncello (gli ultimi due suonati da Wickel) e al dinamico e intenso racconto marinaro di 'Teelin Harbour', dove Doyle spazia tra bouzouki, chitarra a cinque corde, harmonium e tastiera dialogando al violino con John McCusker. Quest'ultimo compare invece come flautista in 'Elevenses', uno dei quattro strumentali in forma di arie, gighe, sleep jigs e reels che completano un disco pienamente soddisfacente e in cui, come scrive Whalley, la scrittura di Doyle si dimostra matura 'come un fusto di whisky Jameson con 18 anni di invecchiamento'