CRAIGIE JOHNAsterisk The UniverseE' stato il trio folk delle Rainbow Girls alias Erin Chapin, Caitlin Gowdey e Vanessa Wilbourn a ospitare il cantautore losangelino John Craigie in una bella casa in legno sita sulla costa californiana durante le registrazioni di 'Asterisk The Universe', nuovo album del trentanovenne trovatore che ha iniziato a pubblicare dischi una decina di anni fa ispirandosi a figure leggendarie come Woody Guthrie e Ramblin' Jack Elliott. 'Le mie radici arrrivano più o meno da lì', ha spiegato lui stesso aggiungendo che 'è stato bello registrare così vicino all'oceano circondandosi di tanti talenti che vivono nella zona'. Oltre alle padrone di casa, che lo accompagnano in 'Used It All Up', infatti, al disco - settimo nel catalogo di Craigie - hanno preso parte ottimi musicisti come Niko Daoussis degli Shook Twins alla chitarra, Lorenzo Loera (The California Honeydrops) all'organo, Jamie Coffis (Coffis Brothers) alle altre tastiere, Matt Goff (Marty O’Reilly & The Old Soul Orchestra) alla batteria e Ben Berry al basso, ideali compagni di viaggio in una raccolta di canzoni di contenuto spesso politico ma mai predicatorio (a cominciare dal primo, rilassato e ironico singolo 'Part Wolf', ritratto dell'America odierna efficacemente scandito dagli accordi di un piano elettrico) in cui Cragie disegna storie e personaggi con un acuto spirito di osservazione e il suo tradizionale senso dell'humour utilizzando una efficace tavolozza di colori musicali in cui si mescolano le tonalità del soul, del folk e del rock. Il calore amichevole di una musica che sembra registrata dal vivo nell'intimità di un piccolo club si respira a partire dall'iniziale 'Hustlin'', mentre l'arrangiamento vocale di 'Don't Ask' evoca immediatamente il classico suono della Motown. Altrettanto coinvolgenti e convincenti risultano l'elegante, levigata cover della sensuale 'Crazy Mama' di J.J. Cale (un artista che Craigie richiama spesso nel suo stile 'easy' ma intenso), la gioiosa, armoniosa e pianistica 'Don't Deny', l'atmosfera crepuscolare e sospesa della semiacustica 'Vallecito' e una 'Nomads' che, con la sua ode a San Cristoforo - santo patrono di tutti i viandanti e viaggiatori - ricorda l'educazione cattolica di un musicista che ama rifarsi ai classici ma con l'ambizione, ben riposta, di esplorare strade nuove e personali
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