Courtney Marie Andrews (voce, chitarra acustica, pianoforte), il polistrumentista Matthew Davidson dei Twain (basso, celeste, mellotron, pedal steel, piano, organo a pompa, wurlitzer, cori) e James Krivchenia dei Big Thief (batteria e percussioni) sono gli unici tre musicisti coinvolti nella registrazione di 'Old Flowers', quinto album 'ufficiale' della ventinovenne cantautrice di Phoenix (ma in realtà ottavo, considerate le autoproduzioni precedenti) registrato al Sound Space Studio di Los Angeles con la produzione di Andrew Sarlo (Bon Iver, Big Thief). Scritte dopo la rottura di una relazione sentimentale di lunga durata, le dieci canzoni della raccolta documentano il percorso che da uno stato di dolore e solitudine hanno portato la Andrews a riscoprire se stessa: 'Ci sono milioni di dischi e di canzoni che parlano della sofferenza suscitata da una delusione amorosa', ha spiegato la Andrews, 'ma mentre le scrivevo non ho mai mentito a me stessa. Questo album ha per tema l'amore e la dedizione nei confronti di una persona con cui sai di non poter stare. Parla del timore di essere vulnerabili dopo che si è stati feriti. Di una donna sola ma disposta ad accettare la situazione, se questo significa vivere sinceramente. Ed è questa la mia verità, quest'anno: la mia relazione durata nove anni è finita, sono una donna sola nel mondo ma felice di conoscere se stessa'. Il produttore Sarlo ha avuto un ruolo essenziale, preoccupandosi di far risaltare 'la voce di Courtney e l'intenzione che sta dietro le sue canzoni'. 'Prima di entrare in studio', ha aggiunto, 'abbiamo concordato sul fatto che la nostra priorità consisteva nel realizzare un disco il più catartico e minimale possibile, un album che mettesse al centro la performance e l'interpretazione delle canzoni. Credo che una grande registrazione sia il frutto di una chimica basata sui suoi ingredienti primari e dell'abilità di percepire cosa sta succedendo in studio, piuttosto che dell'ossessione di realizzare la take perfetta. Courtney ha sposato questo approccio e il risultato è un disco genuino, umano e naturale'. L'introduzione placida e sognante di una 'Burlap String' che come molti altri brani non nasconde l'amore per la Joni Mitchell dei primi anni Settanta, intense e malinconiche ballate pianistiche come 'Guilty' e 'Together Or Alone', le riflessioni dolenti della quasi funerea 'Carnival Dream', la fragile ed eterea melodia di 'If I Told' (per cui il sito Onda Rock tira fuori il vecchio termine di folktronica), le scintille di ottimismo irradiate da una title track a tinte soul e dalla sbarazzina 'It Must Be Someone Else's Fault' e il finale liberatorio di 'Ships In The Night' comunicano una sincerità di intenti e una fragilità emotiva per cui viene spontaneo provare empatia e aggiornano il canone del country folk contemporaneo rendendo 'Old Flowers' un capitolo importante nella lunga saga dei migliori 'break up albums' della musica popolare