SKY VANJAWoman Named Trouble'Se lo chiedete a chi mi sta vicino, vi dirà che un titolo come 'Woman Named Trouble' mi descrive bene', sottolinea maliziosamente Vanja Sky presentando il suo nuovo, fiammante album di 'classici moderni'. Reduce da un acclamato disco di debutto come 'Bad Penny' e dalle torride performance offerte durante la Blues Caravan del 2018 organizzata dalla sua etichetta Ruf Records, la giovane (26 anni) cantante e chitarrista blues rock di nazionalità croata dimostra di non avere paura di niente e di nessuno in una sequenza composta da otto canzoni originali scritte con il chitarrista Robert Wendt e da tre cover, caratterizzata 'da una classica atmosfera blues rock, ma con il mio tocco personale e con un sound decisamente più pesante di 'Bad Penny''. Discepola di grandi chitarristi come Rory Gallagher, Albert King e Stevie Ray Vaughan, dotata di una voce adeguatamente rauca e sfrontata e di un atteggiamento sicuro e grintoso, nei pezzi registrati ai Schaltona Studios di Amburgo con il produttore Roger Inniss e con una band completata da Artjom Feldtser (basso) e da Hanser Schüler (batteria), Vanja sfodera tutta la sua gamma espressiva a partire dai riff heavy di 'Rock 'N' Rolla Train', degni di Angus Young e degli AC/DC, e dalla erotica e seducente 'Turn It On'. Che 'Woman Named Trouble' non sia soltanto un album votato al blues elettrico canonico lo dimostrano lo stupendo country blues stonesiano di 'Hard Times', il basso pulsante e il ritmo funk di 'Troublemaker', il folk vibrante di 'What's Going On', la tempestosa 'Voodoo Mama', la dolente 'Call Me If You Need Me' e la festa rockabilly di 'Let's Go Wild' (un titolo che è tutto un programma); ma anche quando la Sky si mette alla prova con tre giganti del blues riesce a non sfigurare lasciando una bella impronta personale su 'Life Is A Bitch' di Luther Allison riletta in chiave funky, su una 'Oh Well' dei Fleetwood Mac che non fa rimpiangere l'originale e la chitarra di Peter Green e su una versione a tutta velocità e modernizzata in modo convincente di 'Shadow Play', classico di Rory Gallagher che l'irlandese incluse nel suo album del 1978 'Photo-Finish'
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