YORN PETEHard WayIl cinquantenne cantautore del New Jersey ha affidato all'esperto e pluripremiato Josh Gudwin (fonico protagonista di molte incisioni di successo anche con artisti latini e mainstream pop di gran nome) la produzione e il missaggio del suo nuovo album: ne è risultata, a dispetto delle aspettative di qualcuno, una collezione di otto canzoni curate nei suoni ma anche molto asciutte e prevalentemente acustiche che trattano di temi spesso autobiografici ma universali (il superamento di ostacoli imprevisti, la perdita di un membro della famiglia, l'incapacità di comunicare efficacemente con il prossimo). Succinto e stringato (25 minuti di durata appena), l'album fa a meno nella maggior parte dei brani di batteria e di chitarre elettriche: come il deserto del Sud Ovest degli Stati Uniti ritratto nella splendida foto di copertina scattata dalla moglie dell'artista Beth, l'apparente nudità del paesaggio nasconde invece una grande ricchezza di dettagli e l'inclinazione country-folk del disco (non una novità per Yorn) si adatta perfettamente alla voce graffiata, gentile e spesso sussurrata dell'inteprete. Musica per lo più soffusa e da ascoltare a luci basse in cui spiccano titoli come la title track (a cui i synth aggiungono una sonorità più corposa e quasi sinfonica), "Different Roads" e "Someday, Someday"; accurata anche la confezione gatefold con l'uso di inchiostri ecocompatibili e stampa ad alta risoluzione del CD con rivestimento UV track list
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