Album del mese per riviste musicali italiane come Rockerilla e Blow Up, 'There Is No Year' degli Algiers è un disco destinato a far parlare molto di sé: intenso, magmatico e complesso, come sottolineano le prime recensioni, urgente e aggressivo, caotico ma non privo di momenti lirici ed ariosi, è stato registrato a New York da Franklin James Fisher, Ryan Mahan e Lee Tesche con il batterista ex Bloc Party Matt Tong e la produzione di Randall Dunn, già alla console con Sunn O)))), e Ben Greenberg (Zs, Uniform), e attraversa uno spazio sonoro sfaccettato e multidimensionale che ingloba post punk come r&b classico e rimodernato, gospel e noise rock, il Bowie berlinese dell'epoca 'Heroes' in combutta con Iggy Pop e lo Scott Walker del periodo sperimentale 4 AD, il tutto accompagnato da testi fortemente politicizzati. Alla sua terza prova sulla lunga distanza, la band di Atlanta calibra il tiro ma non rinuncia a fluttuare in assoluta libertà tra i generi musicali più diversi, con un sound caratterizzato spesso da chitarre discordanti e ritmi sostenuti ma in cui trovano spazio anche arrangiamenti più quieti ed essenziali e lirici fraseggi di pianoforte (il singolo 'Dispossession'). Non si fermano davanti a nulla, gli Algiers, che tra i synth, le chitarre e le percussioni di 'Chaka' evocano anche la disco music anni Settanta, mentre altrove sfornano brucianti pezzi industrial o gioiellini di soul sintetico che suonano come figli dei dischi di Marvin Gaye, esprimendo in 'There Is No Year' la musica di 'un'era differente', come sottolinea il chitarrista Tesche, un manifesto sonoro di 'resistenza spirituale, caduta libera, perdita di controllo e lotta interiore' scritto durante due anni di incessanti tour e che sembra lo specchio perfetto di questi tempi turbolenti