PART OF THE LIGHT

Dal cantautorato folk rock dei primi quattro splendidi album, al pop rock venato di elettronica di 'Supernova' per finire con la psichedelia di 'Ouroboros', Ray LaMontagne ci ha abituati a cambi di stile e di traiettoria. 'Part Of The Light', il suo settimo album, e' stato interamente scritto e prodotto da lui stesso: lontano dai moduli espressivi che lo avevano fatto etichettare come un epigono di Van Morrison, di Tim Buckley o di Fred Neil, il disco prosegue il viaggio intrapreso con l'album precedente sulle tracce dei Pink Floyd e dei Beatles piu' psichedelici. Elementi di roots music americana sopravvivono nelle atmosfere countreggianti e nella chitarra slide del primo, rarefatto e suggestivo singolo 'Such A Simple Thing', ma il trascinante ritornello di 'Paper Man' (rileva il sito neozelandese 13th Floor) evoca piuttosto le migliori melodie di Lennon e McCartney; le notturne, sussurrate 'It's Always Been You' e 'Part Of The Light', d'altro canto, si contrappongono alle chitarre distorte e alle percussioni tambureggianti di 'As Black As Blood Is Blue' e di 'No Answer Arrives', mentre la conclusiva 'Goodbye Blue Sky' si dissolve dopo sette minuti di estasi chitarristica. Dategli del tempo e ascoltatelo ripetutamente, come consiglia Clayton Barnett di 13th Floor: apprezzerete gli sforzi e i risultati di un artista che, 'dopo essersi troppo sforzato di raggiungere uno stile con i primi due dischi' (parole sue), oggi lascia fluire la musica liberamente dentro di se', impegnato in un viaggio continuo che lo porti alla ricerca del suo essere piu' profondo (e se ne facciano una ragione gli estimatori della prima ora se, nel percorso, la musica inglese degli anni Sessanta e Settanta sembra avere preso il posto della roots music americana come suo modello di riferimento. Almeno per ora)