LAMONTAGNE RAYMonovisionLe sonorità psichedeliche, pinkfloydiane e beatlesiane di 'Ouroboros' e di 'Part Of The Light' sembrano un lontano ricordo nell'ottavo album di Ray LaMontagne, che in 'Monovision' ha fatto tutto da solo assumendosi il ruolo di unico compositore, produttore e fonico e suonando tutti gli strumenti (chitarre acustiche ed elettriche, bassi, batteria, percussioni e tastiere). Una autorevole prova di forza e di maturità da parte del quarantasettenne cantautore del New Hampshire che qui recupera le sonorità roots dei suoi esordi esplicitando ancora più che in passato le sue fonti di ispirazione: se 'Strong Enough' evoca 'Proud Mary' e gli altri classici dei Creedence Clearwater Revival a cavallo tra fine anni Sessanta e primi Settanta, infatti, il dolce arpeggio di chitarra acustica e l'armonica lancinante di 'We'll Make It Through' richiamano subito alla mente il Neil Young ' di 'Harvest', il cui fantasma aleggia anche su 'Rocky Mountain Healin'' ('la più bella canzone d'amore dedicata al Colorado dai tempi di John Denver', scrive Dan MacIntosh sul sito California Rocker). La splendida e roca voce di LaMontagne, capace di unire inflessioni country ad accenti soul, è il denominatore comune di un disco in cui il musicista 'passa come Zelig da uno stile all'altro' senza risultare mai forzato e artificioso e che, a partire dal fingerpickin' di una bluesata 'Roll Me Mama, Roll Me', mette spesso in primo piano le chitarre acustiche indugiando in atmosfere riflessive e pensose tra gli archi e gli arpeggi alla Nick Drake di 'Summer Clouds' e il clima vanmorrisoniano (periodo 'Astral Weeks') di 'Misty Morning Rain', mentre la gentilezza melodica di 'Weeping Willow' strizza l'occhio agli Everly Brothers e la conclusiva 'Highway To The Sun' ha un mood ipnotico e sognante che può ricordare - suggerisce ancora McIntosh - i Mazzy Star track list
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