DELLA MAEHEADLIGHTSono le stesse Della Mae, 'string band' nordamericana tutta al femminile, a definire il loro quarto disco (in uscita dopo oltre quattro anni di assenza dal mercato discografico) come 'il raggiungimento della maturità'. 'Questo album', aggiungono, 'mette insieme le nostre vittorie, i nostri dispiaceri personali, la nostra frustrazione e soprattutto il nostro ottimismo nei confronti del futuro'. Prodotto da Dan Knobler (Lake Street Dive, Caroline Spence) e registrato ai Sound Emporium Studios di Nashville, in gran parte dal vivo e con un plotone di eccellenti musicisti tra cui spicca Jen Gunderman, a lungo tastierista di Sheryl Crow, 'Headlight' sfoggia un suono dinamico e brillante che non sovrasta mai testi acuti, sensibili e spesso autobiografici che affrontano tematiche femminili da molteplici punti di vista. La cantante e chitarrista Celia Woodsmith, la virtuosa violinista Kimber Ludiker e la mandolinista Jenni Lyn Gardner si affrancano dalle loro fonti di ispirazione e travalicono gli steccati del genere bluegrass con cui si sono fatte conoscere in una raccolta di canzoni cui hanno collaborato in fase di scrittura colleghi come Mark Erelli, Maya de Vitry (Stray Birds), Tony Kamel (Wood & Wire) e Melody Walker (Front Country) e che aggiungono tastiere, batteria e chitarra elettrica ai loro intrecci di strumenti a corda acustici. Le jam session collettive tenute al MOXE (spazio creativo ad autogestione femminile creato a Nashville) hanno prodotto pezzi di elevata coscienza civile e trionfante energia come la title track ispirata alla figura di Christine Blasey Ford (la 'donna coraggio' che ha accusato Brett Kavanaugh, il giudice nominato da Donald Trump alla Corte Suprema, per aver subito ai tempi del liceo un'aggressione sessuale), a lenta combustione ed emozionanti come 'Working' (uno dei brani a cui contribuiscono le splendide voci delle McCrary Sisters), grintosi come 'The Long Game', risoluti e orgogliosi come 'Wild One' e vivaci e danzabili come 'First Song Dancer', mentre mostrano toni decisamente più crepuscolari 'Change' (che parla della perdita dei genitori) e 'Waiting For You' (che ricorda la lotta della Woodsmith con la sterilità) prima che il finale di 'I Can't Pretend' proponga una meditazione su fallimento, rimpianto e riscatto fornendo una perfetta chiosa a un album con il quale le Della Mae fanno coraggiosamente un grande passo avanti senza tradire gli obiettivi e le motivazioni con cui hanno iniziato il loro percorso artistico una decina d'anni fa a Boston track list
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