Onesto, sincero e toccante, il nuovo album solista di Mark Lanegan 'Straight Songs Of Sorrow' è il complemento del suo libro di memorie 'Sing Backwards And Weep', opera altrettanto candida, brutale e commovente che allo stesso modo ne racconta la vita turbolenta e maledetta. 'Scrivere il libro non ha rappresentato per me una catarsi', ha spiegato lui stesso. 'Tutto quel che mi ha lasciato in mano era un vaso di Pandora pieno di dolore e di miseria. Ma subito dopo ho cominciato a scrivere queste canzoni ed è stato un sollievo: mi sono reso conto che quello era il vero dono che avevo ricevuto dalla mia autobiografia'. Combinando l'inclinazione cantautorale e folkeggiante della sua prima produzione solista con gli esperimenti elettronici dei suoi ultimi dischi, Mark si affida al fingerpicking acustico di Mark Morton dei Lamb Of God in 'Apples From A Tree' e 'Hanging On (For DRC)' mentre nell'iniziale 'I Wouldn't Want To Say' evoca liberamente - come osserva il giornalista Keith Cameron - il Van Morrison di 'Astral Weeks', improvvisando vocalmente su uno sfondo di musica concreta e di frequenze sonore generate dallo strumento che oggi preferisce utilizzare per comporre, un sintetizzatore/computer in miniatura chiamato Organelle ('quella canzone incapsula l'intera esperienza, libro e disco: per quello ho voluto metterla all'inizio'). Ogni altro brano fa riferimento più o meno esplitico a specifici episodi o persone raccontate nel volume autobiografico: la succitata 'Hanging On (For DRC)' è un'ode affettuosa al vecchio amico Dylan Carlson, progenitore del drone metal, mentre le ricche suggestioni cinematografiche di 'Daylight In The Nocturnal House', dove un mandolino intreccia i tappeti strumentali creati da Adrian Utley dei Portishead, disegnano tra pioggia e fumi industriali un quadro più ambiguo e impressionistico. 'At Zero Below' è franca nel ricordare i momenti più bui e autodistruttivi della vita del musicista originario di Seattle, qui affiancato ai cori dal vecchio sodale Greg Dulli degli Afghan Whigs (partner nel progetto Gutter Twins) e dal violinista dei Bad Seeds Warren Ellis che vi aggiunge un fraseggio ipnotico e incantatore; l'ex Zeppelin John Paul Jones, altro ospite di lusso, aggiunge il suo mellotron alla serpentina 'Ballad Of A Dying Rover' mentre le tastiere di Ed Harcourt e il basso di Jack Bates (figlio dell'ex Joy Division e New Order Peter Hook) spiccano in 'Churchbells, Ghosts', lamento sinistramente umoristico sulla vita 'on the road'. Divagando tra la minimalista meditazione chitarristica di 'Stockholm City Blues' e i sette, epici e autoconfessionali minuti di 'Skeleton Key', il blues narcotico di 'Ketamine' ('drug song' con la voce di Wesley Eisold dei Cold Cave ispirata agli ultimi attimi di vita di Genesis P-Orridge) e 'This Game Of Love', ballata country in stile Rita Coolidge/Kris Kristofferson in cui Mark duetta con la moglie Shelley Brien, l'album si snoda come un percorso di peccato e redenzione che ha il suo epilogo ottimistico in 'Eden Lost And Found', il cui messaggio di rinascita è cantato a due voci con Simon Bonney dei Crime & The City Solution. 'I dischi di solito sono una versione falsata della vita', sintetizza Lanegan a proposito di 'Straight Songs Of Sorrow'. 'Ma questo è un po' più vicino alla realtà'