GIANT SANDRECOUNTING THE BALLADS OF THIN LINE MENGenere: Rock Etichetta: FIRERECORD Anno: 2019 Supporto: CD
Insieme al batterista Tommy Larkins e al bassista Thoger Lund, ultima incarnazione della band, Howe Gelb rivisita e rivitalizza il secondo, celebre album dei Giant Sand 'Ballad Of A Thin Line Man', uscito originariamente nel 1986 e gia' ristampato in una edizione speciale in occasione del suo venticinquesimo anniversario. Il disco originale venne descritto da Gelb come un pot-pourri di influenze disparate in cui convivevano T Rex ('Desperate Man') e Led Zeppelin ('Hard Man To Get To Know'), David Bowie ('Reptilian', outtake aggiunta nella ristampa) e Neil Young ('Graveyard'), Bob Dylan ('Who Am I') e Mott The Hoople ('You Can't Put Your Arms Around A Memory'); questa nuova versione ne rimescola la sequenza, togliendo un paio di brani e aggiungendovi la succitata 'Reptilian', mentre Winston Watson (batteria) e Annie Dolan (chitarra) contribuiscono a dare nuova forma a 'Desperate Man' e Paula Brown ritorna in studio per cantare la sua 'The Chill Outside' aggiungendo la sua voce anche alla spettrale 'Graveyard' (di 'Tantamount' il gruppo propone stavolta due versioni, aggiungendo a quella inclusa in coda come bonus track una minacciosa traccia vocale che sembra registrata su un vecchio telefono o su un nastro usato piu' volte). Un eccentrico capolavoro del Paisley Underground, zeppo di chitarre acide e taglienti e di testi surreali, rivive cosi' in un imprevedibile susseguirsi di luci e ombre, di squarci abrasivi e di momenti delicati e riflessivi, nel piu' tipico stile Giant Sand: sono ancora li' le chitarre che si azzuffano tra di loro e i riff che improvvisamente partono per la tangente, ma la prospettiva - passati oltre 33 anni e pubblicati poco meno di trenta album a nome Giant Sand) e' diversa: ascoltate ad esempio la cover di 'You Can't Put Your Arms Around A Memory' di Johnny Thunders, che da lamento da bar si trasforma qui in furente e funereo inno punk. Solo Gelb e la sua banda di accoliti, questo e' certo, potevano reinventare un caposaldo dell'indie rock americano anni Ottanta in un modo cosi' autorevole, immaginifico e spiazzante conservando lo spirito dell'album senza ripeterne i moduli in maniera pedissequa e calligrafica track list
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