Scritto tra le lunghe e isolate estati del 2020 e del 2021, quando Michael Timmins salutò la sua famiglia e si trasferì in un cottage per concentrarsi sulla scrittura, armato di libri di DH Lawrence, Walt Whitman, David Whyte, la Bibbia, l'Odissea e il desiderio di dare un senso a questa nuova fase della sua vita. Dall'angoscioso blues di "Hell Is Real" ai languidi meandri di "Knives Are Drawn", entrambe sono rivolte dal cantante all'ascoltatore, osservando, ammonendo, tirando indietro il sipario. Alla fine, tutti finiscono nello stesso posto, l'individuo che guarda il mondo e si chiede: "Come mi inserisco in questo mondo? Come posso preservare la mia umanità? ‘’Such Ferocious Beauty’’ è un'opera che mostra i Cowboy Junkies in una dimensione lo-fi composta da un groviglio di trame sonore. Il disco è una riflessione sull'invecchiamento, sulla perdita dei genitori, sull'affrontare la mortalità e sul creare spazio per la propria vita in mezzo al semplice vivere. "Mike non si è mai sottratto alle realtà più oscure, più dure e a volte più brutte della nostra condizione umana", spiega Margo Timmins a proposito della singolare attenzione della band, "né si è sottratto alla sua bellezza. Per fortuna, con l'una arriva anche l'altra". Il loro sound, che utilizza ancora una volta il microfono ambisonico, e il loro mix di blues, country, folk, rock e jazz gli valgono sempre l'attenzione della critica e dei loro fan.