Creato nel corso di cinque anni, dal gennaio del 2015 al dicembre del 2019, 'Making A Door Less Open' è il frutto di una redditizia collaborazione tra i Car Seat Headrest - alias Will Toledo (voce, chitarra, piano e sintetizzatori), Andrew Katz (batteria), Ethan Ives (chitarra) e Seth Dalby (basso) - e gli 1 Trait Danger, progetto elettronico parallelo che coinvolge gli stessi Katz e Toledo, quest'ultimo nelle sembianze dell'alter ego 'Trait'. Rappresenta per lo stesso Toledo un nuovo approccio alla scrittura e alla registrazione, con un'attenzione particolare rivolta all''energia speciale' di ciascuna canzone piuttosto che a una narrativa coerente in grado di legare i brani di un album tra loro, tanto da diventare la sua opera più dinamica, aperta e multiforme fino ad oggi. A distanza di cinque anni dal debutto su etichetta Matador, 'Teens Of Denial', che catapultò il gruppo a una improvvisa fama internazionale dopo una nutrita serie di opere autoprodotte, il disco è nato - come spiega lo stesso Toledo - 'da una raccolta di vaghe idee che alla fine si sono tramutate in canzoni. Mi sono reso conto che avendo cambiato il mio modo di ascoltare musica dovevo cambiare anche il mio modo di scriverla: ho cominciato sempre di più ad ascoltare singole canzoni invece di album interi, canzoni di genere completamente diversi uno dall'altro'. Il risultato sono pezzi ricchi di campionamenti e marcatamente ritmici che, aggiunge Will, 'contengono elementi di EDM, hip hop, futurismo, doo-wop, soul e naturalmente rock and roll, anche se credo che in sostanza si tratti probabilmente di canzoni folk, popolari, che possono essere suonate e cantate in molti modi differenti e che trattano di argomenti importanti per molte persone: rabbia nei confronti della società, malattia, solitudine, amore'. Con 'Making A Door Less Open', scrive Jonathan Leal su Pop Matters, 'i Car Seat Headrest spingono il loro caratteristico lo-fi in un nuovo levigato (e labirintico) spazio' in cui funk ed electropop prendono il posto dell'indie grunge dei dischi predecenti proiettando, tra le immaginifiche ed ellittiche meditazioni di 'Life Worth Missing' e le atmosfere spettrali di 'Hymn' (un incrocio tra Radiohead e Villain, a base di vocoder, chitarre distorte e note fisse di organo, sempre secondo Leal), 'un luccicante sguardo sulle nostre fantasie quotidiane, sui nostri modelli di comportamento e di negazione della realtà'