WAINWRIGHT RUFUSUnfollow The RulesIl nono album di canzoni originali di Rufus Wainwright (il primo da 'Out Of The Game' del 2012) segna l'esordio del poliedrico artista canadese per la BMG e, nelle sue intenzioni, anche l'epilogo della prima fase della sua carriera artistica legandosi concettualmente al disco di debutto del 1994. Prodotto da Mitchell Froom e registrato in vari studi di Los Angeles con un team di musicisti che include anche i batteristi Matt Chamberlain e Jim Keltner e il chitarrista Blake Mills, rappresenta il suo atteso ritorno al pop dopo due dischi dedicati rispettivamente all'adattamento musicale di sonetti di Shakespeare e a un repertorio operistico, un ambizioso affresco sonoro in cui spesso (seguendo la lezione di Brian Wilson) Rufus si incarica personalmente, sovraincidendole, di tutte le parti vocali soliste e di accompagnamento, affidando a Froom e all'arrangiatore d'archi Rob Moose la creazione di mutevoli scenari musicali che oscillano tra il minimalismo e il pieno sonoro, 'come la versione pop di un'orchestra operistica in cui ogni strumento ha un compito distinto nel sostenere la voce'. Rufus spiega che il disco 'contiene alcune canzoni divertenti che conservano quel senso dello humour che rappresenta un tratto familiare dei Wainwright, anche se la maggior parte di esso ha a che fare con quei sentimenti eterni che mi piace suscitare con le mie creazioni musicali' e aggiunge che 'il mio obiettivo era di emulare i grandi del passato che nella seconda fase di carriera hanno prodotto le loro opere migliori: Leonard Cohen quando fece 'The Future', il Sinatra quarantenne, Paul Simon quando pubblicò 'Graceland'. Molti autori di canzoni migliorano con l'età'. Pezzi come 'Trouble In Paradise' (che nel titolo evoca Randy Newman e in cui uno spartano dialogo iniziale tra la voce e una batteria marziale in stile garage rock evolve in un pop multicolore a base di cori lussureggianti ed elaborati, archi e steel guitar) e 'Damsell In Distress' (omaggio esplicito alla musica del Laurel Canyon anni '70 e a Joni Mitchell di cui Wainwright ha fatto la conoscenza, musicale e personale, da poco) catturano subito l'attenzione, introducendo nel migliore dei modi un'opera complessa che, come osserva Geoffrey Himes di American Songwriter, oscilla continuamente e dinamicamente tra yin e yang e che prosegue magistralmente tra una title track dal suggestivo crescendo melodico e strumentale, una 'This One's For The Ladies (That Lunge)' ispirata alla 'The Ladies Who Lunch' di Stephen Sondheim e caratterizzata da un altro coro turbinoso, una 'Early Morning Madness' che con le sue percussioni primitive e la sua atmosfera maniacale ricorda certe cose di Tom Waits e una 'Alone Time' che evoca nelle sue armonie vocali i Beach Boys pur 'storpiandoli' con qualche voluta dissonanza. In tutto questo, la duttile e acrobatica voce di Rufus è sempre al centro della scena track list
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