VINCENT ROBERTIn This Town You'Re Owned'Quel che mi interessa è la condizione umana e il modo in cui le persone reagiscono alle cose che gli succedono', spiega il cantautore inglese Robert Vincent a proposito del suo approccio alla musica e alle canzoni: un approccio che nel suo terzo disco 'In This Town You're Owned', prodotto da Ethan Johns (Paul McCartney, Ray LaMontagne, Kings Of Leon, Laura Marling), prende una piega più sociopolitica del solito a partire dalle acute osservazioni dell'iniziale 'This Town', applicabili alla vita nella città dove il musicista ha scelto di trasferirsi ma anche al mondo intero, 'in questo momento in cui, a causa di Trump o della Brexit, tutti sono infuriati'. 'Dure verità e facili melodie' sono alla base delle nuove composizioni dello Springsteen di Liverpool (la definizione è di Andrew Harrison della rivista Q), anche stavolta influenzato dalla musica britannica degli anni Settanta come dal country, dal blues, dal folk e dall'Americana ma con una prospettiva ancora più ampia e maggiori ambizioni: la fede in qualcosa e la sua mancanza nel mondo contemporaneo sono temi centrali del disco e di brani come 'Kids Don't Dig God Anymore', anche se il 'working class hero' del Merseyside dimostra in titoli come 'The Ending' di non avere perso il tocco magico per le canzoni d'amore. E a dispetto della inclusione della composizione finora più ambiziosa della sua produzione (i nove minuti di 'The End Of The War'), resta fedele all'intenzione di catturare in studio musica onesta e spontanea, imperfezioni comprese. Con la sua band di sei elementi, ai famosi Rockfield Studios, ha registrato su un registratore a 16 piste in presa diretta e con minime sovraincisioni: tanto che sono bastate un paio di settimane per completare quello che a oggi è sicuramente il suo disco più compiuto e soddisfacente track list
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