MY WAY

Imperterrito, a 85 anni Willie Nelson continua a sfornare dischi a ripetizione (questo e' il secondo dell'anno) mostrando la vitalita' di un trentenne: 'My Way' e' il sessantottesimo album della sua sterminata discografia e vede l'icona del country celebrare (un po' come Bob Dylan) la sua passione per Frank Sinatra, di cui fu anche amico. Le origini di quella infatuazione artistica risalgono a quando Nelson, ancora bambino, ascolto' 'The Voice' ospite di una trasmissione radiofonica, e si concretizza oggi in dieci standard del repertorio dell'italo americano reinterpretati con verve e passione dall'inossidabile Willie: oltre alla title track (firmata da Paul Anka, Claude Francois e Jacques Revaux), in scaletta figurano pezzi famosissimi come 'Fly Me To The Moon', 'Summer Wind', 'It Was A Very Good Year', 'Blue Moon', 'Night And Day' e 'What Is This Thing Called Love?', che la leggenda texana intepreta in duetto con Norah Jones. Con l'attenta regia di Buddy Cannon e Matt Rollings, Nelson segue in sostanza le orme del suo precedente album tributo al classico songbook americano ('Stardust' del 1978) rivestendo le canzoni, come si conviene, di lussureggianti arrangiamenti d'archi e di fiati e aggiungendovi la sua inimitabile voce rugosa e stagionata, capace di evocare mille emozioni e di scovare inedite sfumature nelle composizioni. Dal temibile confronto Nelson esce vincitore, pronto a riconoscere che proprio 'da Frank ho imparato molto a proposito del fraseggio, senza preoccuparmi troppo dell'anticipo o del posticipo delle battute ma solo del feeling dell'interpretazione'. Solo i maestri si possono permettere cose del genere, e questo disco ne e' una lampante, e commovente, dimostrazione