GOLD IN A BRASS AGE

Prodotto da Ben DeVries (figlio del produttore e compositore di colonne sonore Marius), 'Gold In A Brass Age' prende il titolo da un racconto breve di Raymond Carver ('Blackbird Pie') e mostra un David Gray rigenerato dal suo trasferimento a Londra (la metropoli inglese e' raffigurata anche nel disegno di copertina tra le ali di una falena imperatrice). 'Con questo disco', ha spiegato il cantautore originario del Cheshire, 'ho voluto fare tutto differentemente dal solito, cercando di non focalizzarmi sulla narrazione e di non preoccuparmi se un ritornello o un testo avrebbero funzionato. Invece di scrivere melodie ho cercato frasi che avessero una cadenza naturale cosicche' il ritmo potesse generarsi in contemporanea alle parole. Ho cercato di immaginare da capo da dove potesse nascere una canzone e quale forma potesse prendere'. Da questo approccio nuovo e inedito sono sgorgati pezzi come l'iniziale e ipnotica 'The Sapling', un brano dalle molteplici sfumature in cui Gray riflette sulla brevita' della vita sovrapponendo le sue parti vocali sul tappeto di una sezione fiati che include corno inglese e sax baritono; la voce stessa di David - inconfondibile, talvolta sussurrata e spesso giocata sul registro del falsetto - e' uno strumento duttile ed espressivo che arricchisce un disco capace di uscire dai cliche' di un artista arrivato subito al grande successo (a fine anni '90) con l'album 'White Ladder' e il singolo 'Babylon' e capace di non fossilizzarsi. 'Gold In A Brass Age', undicesimo titolo nel catalogo del musicista inglese, e' anzi un disco vitale e un coraggioso passo avanti, capace di sorprendere i fan come ha sorpreso il suo stesso autore nel mentre lo realizzava