ENO BRIAN - & ROGERMIXING COLOURS'Mixing Colours' è il primo album realizzato congiuntamente dai fratelli Roger e Brian Eno (se si esclude la collaborazione del 1983 per la colonna sonora 'Apollo: Atmospheres And Soundtracks'), un disco in cui ciascuno dei diciotti brani richiama un colore e i cui germi risalgono al lontano 2005: il tutto è iniziato con registrazioni effettuate da Roger utilizzando una tastiera MIDI che il ben più noto e geniale fratello maggiore ha poi completato rivedendone e manipolandone il contenuto. 'Mi svegliavo, andavo dritto in studio, sistemavo la mia attrezzatura e improvvisavo, poi inviavo a Brian il materiale che reputavo più interessante', ha spiegato Eno Jr., aggiungendo che 'l'idea di un album completo è emersa quando il numero di pezzi continuava ad aumentare con risultati sempre più soddisfacenti. È qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto realizzare da solo'. 'Fra gli strumenti classici il clarinetto rappresenta una piccola isola di suono, la viola un'altra e il pianoforte a coda un'altra ancora', osserva invece Brian a proposito della ricchezza sonora dell'album. 'Ogni strumento è un insieme finito di possibilità sonore, un'isola nell'oceano illimitato di tutti i possibili suoni che potresti produrre. Quello che è successo con l'elettronica è che tutti gli spazi tra quelle isole vengono esplorati, producendo nuovi suoni che non sono mai esistiti in precedenza. È stato un grande piacere per me esplorare quell'oceano con le composizioni uniche di Roger'. Il risultato, come scrive Ben Cardew su Pitchfork, è una 'intima conversazione musicale' dal tono sommesso e tutt'altro che pretenzioso che fa largo affidamento su pianoforti trattati e pattern di sintetizzatore e pone particolare attenzione allo sviluppo melodico dei brani, offrendo una dinamica tavolozza timbrica e cromatica in cui risaltano gli sprazzi di luce e la compostezza classica di 'Celeste'(il cui 'meraviglioso, ondeggiante ritornello oscilla come una barca nella brezza', sempre secondo Cardew), il fraseggio pianistico e le leggere dissonanze di 'Desert Sand' e una 'Obsidian' che evoca la solennità di certa musica organistica da chiesa
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