TRUE NORTH

Fa ancora centro, il sodalizio tra il chitarrista americano Steve Gunn e Michael Chapman, veterano folk singer e chitarrista inglese che proprio grazie alla collaborazione con Gunn datata 2017, '50', e' tornato a occupare un posto di primo piano sulla scena musicale. 'True North' e' un disco ancora piu' personale, introspettivo e profondo del suo predecessore: registrate nell'ambiente rurale del Galles occidentale, le undici canzoni che lo compongono (quattro nuove di zecca, le altre recuperate dal catalogo piu' antico e dimenticato di Chapman) viaggiano virtualmente tra le Bahamas, il Texas e la Leeds in cui il musicista ha trascorso la sua infanzia, ritornano a piu' riprese sui temi del ricordo e della mortalita', privilegiando atmosfere solenni e malinconiche al tempo stesso e sonorita' ancora piu' minimaliste e d'atmosfera dall'impatto emotivo straordinario. La voce del cantautore e' affaticata ma espressiva, i suoi intrecchi chitarristici con il discepolo Gunn ipnotici, circolari e avvolgenti, e perfettamente azzeccato il cast dei collaboratori che include un'altra veterana della scena folk britannica da poco ricomparsa sulla scena come Bridget St. John, la violoncellista Sarah Smout e il mago della pedal steel BJ Cole. Due meditativi strumentali ('Eleuthera' e 'Caddo Lake') sono ispirati da immagini da cartolina e dai luoghi che Chapman ha frequentato o in cui ama soggiornare in vacanza, e la sua chitarra resta straordinariamente eloquente tra le sottili angosce esistenziali dell'iniziale 'It's Too Late', negli ampi spazi di 'Full Bottle, Empty Heart', nell'asciuttezza di 'Youth Is Wasted On The Young' e nell'acustico, confortante finale di 'Bon Ton Roolay', un pezzo gia' apparso in versione live nell'album 'Journeyman' (2015) che adatta al suo dialetto locale il famoso invito cajun alla spensieratezza di 'laissez les bon temps rouler', chiudendo un disco meditabondo e crepuscolare con una nota di solare leggerezza