Chi ha assistito, l'anno scorso, ai concerti italiani di David Byrne sa che il tour di promozione dell'album 'American Utopia' è stato uno dei più spettacolari, sorprendenti, dinamici e divertenti degli ultimi anni (come quasi sempre accade quando c'è di mezzo l'ex leader dei Talking Heads). Dopo 150 date che in oltre nove mesi hanno toccato ventisette Paesi, quella performance studiata nei minimi particolari e coreografata da Annie B-Parson è approdata all'Hudson Theatre di Broadway per una 'residency' che proseguirà fino al gennaio 2020: questo doppio CD documenta fedelmente (anche senza il supporto prezioso delle immagini) uno show speciale in cui Byrne (voce e chitarra) si avvale dell'aiuto di due cantanti/ballerini, di una chitarrista, di un bassista, di un tastierista e di una squadra di percussionisti capeggiata dal brasiliano e collaboratore di lunga data Mauro Refosco ('Ho immaginato un sacco di batteristi', ha spiegato l'artista newyorkese, 'una specie di drum line/samba school/second line che avrebbe creato i ritmi. E ho pensato che sarebbe stato eccitante, sia per me che per il pubblico'). Byrne, da solo sul palco, apre con 'Here' una setlist di venti brani (più una bonus track) in cui le canzoni di 'American Utopia' - 'Everybody's Coming To My House', 'I Dance Like This', 'Bullet', 'Everydays Is A Miracle' - si mescolano perfettamente a trascinanti versioni dei classici dei Talking Heads - 'This Must Be The Place (Naive Melody)', 'I Zimbra', 'Slippery People', 'Once In A Lifetime', 'Born Under Punches (The Heat Goes On)', 'Blind', 'Burning Down The House', 'Road To Nowhere', 'The Great Curve' -, con pezzi tratti dai dischi solisti di Byrne ('I Know Sometimes A Man Is Wrong', in medley con un altro vecchio titolo delle Teste Parlanti, 'Don't Worry About The Government', 'Glass, Concrete & Stone', 'One Fine Day', 'I Should Watch TV' dall'album con St. Vincent 'Love This Giant'), riproposizioni di suoi recenti progetti con gruppi britannici di musica house ed elettronica ('Lazy', incisa con gli X-Press 2; 'Toe Jam', registrata con i British Port Authority) e una emozionante cover della canzone di protesta antirazzista di Janelle Monáe 'Hell You Talmbout', che elenca i nomi di vittime afroamericane di violenze e scontri con la polizia a dimostrazione che non è solo il divertimento la chiave interpretativa di questa irresistibile sequenza di ritmi e melodie