'Il cerchio si è chiuso', ha dichiarato Lucinda Williams a proposito del suo nuovo, potente e intenso album 'Good Souls Better Angels', che dopo quarant'anni di carriera la vede ritornare al grintoso blues - a forti tinte rock - che aveva ispirato i suoi primi passi nel mondo della musica nei tardi anni Settanta. Richiamato in cabina di regia accanto a sé e al marito e manager Tom Overby, che per la prima volta l'ha aiutata anche nella scrittura dei testi, quel Ray Kennedy che nel 1998 fu fonico e coproduttore di 'Car Wheels On A Gravel Road' (disco chiave e spartiacque della sua produzione) la sessantasettenne cantautrice della Louisiana ha convocato in studio i Buick 6 che la accompagnano regolarmente dal vivo alias Butch Norton (batteria), David Sutton (basso) e Stuart Mathis (chitarra), tornando con loro ad abbeverarsi nelle acque del Delta con un album che nelle sue dodici canzoni si discosta dai temi personali e dal romanzesco e metaforico Southern Gothic di dischi precedenti per parlare di paure collettive, di depressione ('Big Black Train'), di violenza tra le mura domestiche ('Wakin' Up') e nei social media ('Shadows & Doubts'), di circo mediatico ('Bad News Blues'), di uomini sennz'anima ('Man Without A Soul', in cui non è difficile identificare come bersaglio Donald Trump) e persino del diavolo, come prima di lei hanno fatto Robert Johnson, Leonard Cohen, Bob Dylan e Nick Cave, citati esplicitamente come punti di riferimento. Ma se pure 'Good Souls Better Angels' riflette le molte realtà buie e tenebrose che ci circondano attualmente, i suoi contenuti esprimono anche temi di perseveranza, resilienza e speranza: ne emerge il disco forse più diretto, polemico, 'politico' e coraggioso della Williams, oltre che musicalmente tosto e robusto (con la dura chitarra di Mathis in primo piano), in una sequenza avvincente che dai crudi riff rock blues dell'iniziale 'You Can't Rule Me' porta al commovente e confortante finale di 'Good Souls' passando attraverso episodi brutali e rocciosi e altri struggenti e delicati, bilanciando il vetriolo con la dolcezza, la rabbia di 'Bone Of Contention', 'Wakin' Up' e 'Man Without A Soul' con la tenerezza di 'When The Way Gets Dark' e della succitata 'Good Souls', accorata invocazione che a Joe Breen dell'Irish Times ha ricordato il Lou Reed di 'Coney Island Baby'. 'Ma c'è molto di piu', conclude il giornalista irlandese. 'La sua sua voce, il suo fraseggio e i suoi tempi sono inconfondibili: qui c'e' una cantante in sintonia con la sua missione e una band in sintonia con lei'