Le sonorità futuristiche e sintetiche del singolo 'Dance Of The Clarvoyants', ispirate alla disco-punk anni Ottanta come ai Talking Heads, avevano messo in allarme i fan della prima ora dei Pearl Jam, ma c'è anche chi, come l'autorevole Spin, ha già battezzato il nuovo 'Gigaton' miglior album della band di Seattle dagli anni Novanta e chi, come 'Variety', lo considera il più bello di Eddie Vedder e compagni dai tempi di 'Yield'. Sicuramente, nei suoi 57 minuti di durata, il disco - l'undicesimo di studio dei Pearl Jam e il primo da sette anni a questa parte, prodotto da Josh Evans con la band - è un'opera multidimensionale, ricca di sfaccettature e difficilmente etichettabile: il risultato di 'un lungo viaggio', come ha dichiarato il chitarrista Mike McCready alla stampa, 'a volte emotivamente cupo e confuso, ma che per noi ha rappresentato un tragitto eccitante e sperimentale verso la redenzione musicale'. La connessione tra gli esseri umani è uno dei temi dominanti di una raccolta che, come racconta Rolling Stone Italia riportando i contenuti della presentazione avvenuta a Los Angeles, si apre con una doppietta di tosti ed elettrici brani rock, 'Who Ever Said' e 'Superblood Wolfmoon' (attraversata a metà da un assolo fulminante e quasi metal di McCready) e si chiude con due ballate, 'Retrograde' (in stile 'Just Breathe' e 'Sirens') e 'River Cross', in cui Vedder suona un organo dell'Ottocento, Jeff Ament una kalimba e Evans un sintetizzatore, e che qualcuno ha già paragonato a 'The Carpet Crawlers' dei Genesis. Tra rimandi allo stile classico dei Pearl Jam e sorprendenti novità, 'Gigaton' contiene poi una 'Quick Escape' che evoca Jack Kerouac e una 'Seven O' Clock' dall'atmosfera psichedelica con Vedder che canta in falsetto e un finale decisamente pinkfloydiano, mentre 'Never Destination' e 'Take The Long Way', firmata dal batterista Matt Cameron, sono due brani veloci di influenza post punk e 'Buckle Up', scritta da Stone Gossard, uno dei momenti più astratti di un disco che Kory Grow giudica su Rolling Stone un'opera di 'grunge maturo' mentre John Paul Bullock su Spin rimarca che 'Gigaton ha qualcosa per tutti' e che si tratta 'di un album complesso e dinamico ricco di emozione sincera e di sottile humour'. Molto positivo anche il giudizio di Mojom che lo definisce 'robusto e sciolto, politico e personale', concludendo che in esso 'i Pearl Jam hanno trovato il giusto, perfetto equilibrio'