JAIME

Arrivata a trent'anni, la cantante (e chitarrista) degli Alabama Shakes Brittany Howard si e' chiesta cosa potesse fare per evitare la trappola 'di continuare a cantare sempre la stessa canzone'. La risposta e' 'Jaime', un album solista che nel titolo ricorda la sorella scomparsa e il ruolo da lei avuto nella formazione umana di Brittany, ma che - come la musicista ha tenuto a sottolineare - parla in realta' di lei stessa. Arrivata nello studio del fonico e produttore Shawn Everett a Los Angeles con una manciata di canzoni gia' pronte, la Howard ha registrato con il bassista degli Alabama Shakes Zac Cockrell, con il tastieristi Robert Glasper e Paul Horton (il primo un virtuoso e innovatore di formazione jazz), con il batterista Nate Smith, con due chitarristi solisti e con un paio di coriste un album in cui sperimenta nuove e talvolta audaci soluzioni sonore: nella gioiosa 'Stay High' il set percussivo e' costituito esclusivamente da rullanti, '13th Century Metal' - a meta' tra un sermone e un'autoesortazione con testo recitato - e' il frutto di una jam session improvvisata in studio con Glasper e Smith mentre in gran parte dell'album l'applicazione di microfoni a contatto sui tasti delle tastiere elettroniche ha umanizzato e reso piu' fisiche sonorita' essenzialmente sintetiche. Il coraggio e l'atteggiamento intrepido di Brittany appaiono in tutta evidenza tanto nei testi ('Georgia' parla di una sua infatuazione giovanile per una ragazza, 'Goat Head' della sua adolescenza di bambina di razza mista cresciuta nel Sud degli Stati Uniti) che nelle sonorita': nel furtivo, flessibile r&b con aromi hip hop della ballata 'He Loves Me', nel funk denso e stratificato di 'History Repeats' e in tutti gli altri episodi della raccolta la vulcanica cantante e chitarrista dimostra la cocciuta volonta' di non restare ingabbiata in una formula di successo e di avere le idee molto chiare su come sfuggirvi