CURESongs of a Lost WorldAtteso addirittura dal 2019, quando venne annunciato per la prima volta, il 14° album di studio dei Cure interrompe un lunghissimo silenzio discografico che perdurava dal 2008 (anno di pubblicazione di "4:13 Dream"), ed è già stato salutato dalla critica come un ritorno ai tempi migliori della band in virtù di una serie di canzoni che evitano le inclinazioni più pop della band inglese per immergersi in un sound spesso meditativo, malinconico e "spaziale" che riflette a più riprese sui temi della morte e dell'isolamento. Come ai tempi di "The Head On The Door" (1985), il cantante, chitarrista e leader Robert Smith, che si cimenta anche al basso a sei corde e alle tastiere e che ha prodotto e mixato il disco insieme a Paul Corkett (fonico di "Wild Mood Swings" e produttore di "Bloodflowers"), ha scritto da solo tutte le canzoni, molte delle quali - tra cui il primo singolo "Alone", "And Nothing Is Forever", "A Fragile Thing", "I Can Never Say Goodbye" e "Endsong" (quasi 10 minuti e mezzo di durata) - erano già state eseguite dal vivo durante i tour del 2022 e 2023. Registrate ai Rockfield Studios in Galles con il bassista storico Simon Gallup, l'ex Tin Machine Reeves Gabrels alla chitarra, il batterista Jason Cooper e il tastierista Roger O'Donnell, confermano anche nelle versioni di studio profondità di scrittura, spessore melodico e grande ispirazione: "Songs Of A Lost World", è un disco "maestosamente desolato" (come scrive Éamon de Paor sull'"Irish Times"), ricco di "elegiaci e meditabondi capolavori" (così John Robb su "Louder Than War"). La confezione digisleeve a 4 pannelli include un libretto di 12 pagine con i testi delle canzoni track list
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