'Un trionfo', scrive il Rolling Stone americano. 'Un film assolutamente da vedere', gli fa eco il Los Angeles Times. Ora disponibile su Blu-ray (Regione 1, con commento esclusivamente in lingua inglese), 'Once Were Brothers - Robbie Robertson and The Band' viene già annoverato tra i 'rockumentary' più belli, emozionanti, significativi e importanti di tutti i tempi: prodotto da Martin Scorsese, Ron Howard e Brian Grazer e diretto dal giovane (ventiseienne) Daniel Roher racconta, nell'arco di 102 densi e avvincenti minuti, la storia di uno dei più grandi gruppi americani di sempre dal punto di vista di Robbie Robertson, che della Band fu compositore principale e chitarrista e che della storia del gruppo - dopo la scomparsa di Richard Manuel, Rick Danko e Levon Helm e il ritiro a vita privata di Garth Hudson - resta il custode e la memoria storica (come dimostra anche la sua altrettanto apprezzata autobiografia 'Testimony'). Giostrando abilmente tra candide confessioni e aneddoti illuminanti e anche divertenti intervallati a rari filmati d’archivio _ che coinvolgono artisti come Dylan, Chuck Berry e George Harrison - brani musicali, fotografie e interviste il musicista di origini native americane coinvolge colleghi e amici illustri (Bruce Springsteen, Eric Clapton, Van Morrison, Peter Gabriel, lo stesso Scorsese) nella sua ricostruzione di una saga pittoresca, paradigmatica e zeppa di eventi memorabili che ovviamente ripercorre tutte le fasi della carriera della Band, dagli inizi nel 'Chitlin Circuit' dove prendeva forma la promiscuità tra bianchi e neri in barba alla segregazione, ai tour con Ronnie Hawkins e a quelli, leggendari, con il Bob Dylan della svolta 'elettrica', prima del ritiro nella 'Big Pink' a Woodstock da cui sarebbero nati i 'Basement Tapes' e il primo album del gruppo. Da lì all''ultimo valzer' del 1976 è una storia nota - di grandi trionfi artistici e di fratellanza, come Roberston tiene a sottolineare, ma anche di eccessi rock and roll a base di alcol e droghe e di tensioni insanabili tra i cinque musicisti, soprattutto tra Robbie e Levon - che Robertson condisce di dettagli inediti raccontati da una prospettiva personale, ovviamente opinabile ma anche particolarmente significativa realizzando, come scrive Stefano Pistolini su L'Inkiesta, un 'suggestivo prontuario per raccontare a chi non c’era quanto fosse follemente scintillante la vita dei rocker nell’America alimentata a benzina, anziché a Wi-Fi'